(a cura di Giovanni Zucca)
Arrivi, e la prima cosa che noti è la polizia.
Un sacco di poliziotti.
Ecco, pensi, ci siamo, mi hanno beccato: l’accusa è calco aggravato, tra poco arriveranno anche i federali (ma è l’Effe-Bì-Ai, o si dice *il* Federal Bureau of Investigation? Angosce da traduttore…)
Comunque ti fai coraggio e sali – fino alla sala. Una bella sala spaziosa con tanti posti a sedere, libri, uno schermo per proiezioni e un tavolo lungo che guarda i posti a sedere (intuisci che dovrai sederti lì). Siamo all’interno dell’Institut Français di Palermo, in un vecchio edificio riadattato e ‘riabilitato’ a sede di attività culturali, che parte dei Cantieri della Zisa, il cuore pulsante – o il refugium peccatorum – della Palermo giovane e creativa. Il centro dei ‘cugini’ d’oltralpe è gestito da una piccola équipe giovane e attiva, guidata da un giovanottone col fisico da vichingo. E poi c’è il professore che ama la poesia e i fumetti, il deus ex-machina istigatore di tutto questo – molto attivo pure lui (ma un po’ meno vichingo).
Verifica del computer e del collegamento video allo schermo (quelle cose che all’ultimo momento non funzionano mai) e ci sediamo, per dare inizio alla prima parte della serata, l’incontro tra due riviste dedicate alla traduzione: la francese Traduire e l’italiana Strade Magazine.
L’una (Traduire) tutta concreta di carta e inchiostro, pubblicata con cadenza semestrale (dal 2009; fino al 2008 era trimestrale) e in vendita al prezzo di 25 euro (ma è possibile abbonarsi a costi inferiori); l’altra (Strade Magazine) fatta solo di impalpabili bit e consultabile online. Del nostro magazine (nostro di Strade, nostro dei traduttori) già un po’ sapete, se state leggendo queste righe.
Parliamo allora di Traduire che è l’organo del Syndicat national des traducteurs professionnels (SFT). Ormai prossima ai 230 numeri, la rivista è stata fondata nel lontano 1947, anche se il primo numero effettivo è uscito nel 1952. Può contare su una redazione (mi rifaccio al colophon del n° 228) di 14 persone, più ovviamente collaboratori e collaboratrici esterni diversi di numero in numero, anche dall’estero. Forze dunque meno esigue delle nostre, ma anche i colleghi sono sempre alle prese con i limiti e le difficoltà del lavoro volontario. La rivista si rivolge sia ai traduttori letterari sia a quelli tecnici (indicati in Francia anche col termine di ‘pragmatiques’) e propone numeri tra le 140 e le 150 pagine (il dato si basa sui due numeri che abbiamo ricevuto in omaggio, magari ce ne sono anche di più lunghi), di solito imperniati su un dossier tematico corredato da altri articoli: il numero 227 (dicembre 2012) è dedicato principalmente a ‘Tradurre le scienze sociali’, il 228 (giugno 2013) alla traduzione tecnica. Andando indietro di qualche anno, notiamo un ‘Tradurre per il teatro’ (n° 222, 2010) subito seguito da un interessante e del tutto conseguente ‘Tribunal et théâtre’ (n° 223, 2010), poi da un dossier sugli strumenti del traduttore, e penso ci piacerebbe dare uno sguardo al n° 226 del 2012, dal promettente titolo di ‘Face au miroir’ (Davanti allo specchio), altro numero tematico sull’immagine del traduttore. Gli articoli sono in genere di una certa lunghezza (le indicazioni per i contributi proposti vanno dalle 30 alle 40 mila battute), con spazi più brevi per recensioni o segnalazioni. Testi adatti a una rivista che punta all’approfondimento sui temi della traduzione, e che potrebbero in un prossimo futuro essere resi disponibili sul web. Per il momento abbiamo chiesto e ottenuto il permesso di tradurre e pubblicare su Strade Magazine qualche pezzo apparso su Traduire, anche per apprezzare sguardi e valutazioni su un mercato e un quadro di riferimento diversi dal nostro – e per certi versi sicuramente migliori, o comunque più favorevoli rispetto al lavoro del traduttore e soprattutto al numero dei lettori, un dato importante perché è questo (a parere di chi scrive) il vero grande male oscuro che mina l’editoria italiana (e forse anche qualcosa di più ampio e generale dell’editoria).
Con questa prima parte (cui anche i portabandiera di Strade Magazine hanno contribuito, presentando alcune pagine tratte dal sito, l’elenco delle rubriche, i nomi noti e meno noti di chi ha redatto testi e articoli – il collegamento con lo schermo ha funzionato, ogni tanto succede), abbiamo si spera posto le basi di una bella amicizia e di altre future occasioni di incontro – confronto-collaborazione (potrebbe essere auspicabile, nel quadro delle nostre iniziative su equo compenso, previdenza e altri nodi cruciali, un incontro Italia – Francia su questi temi, magari con il sostegno di qualche ente dei due paesi, e lo stesso con altre realtà europee, Austria, Germania, Spagna…).
Poi ci siamo fatti spettatori del dibattito moderato dall’infaticabile professore palermitano, in cui si sono incrociate dapprima le vicissitudini di una piccola casa editrice siciliana per bocca di una delle sue editor (piccole dimensioni e grande voglia di fare, un catalogo raffinatissimo che gioca sulla posizione della Sicilia come crocevia di culture; dichiarata volontà di rispetto del lavoro del traduttore, che si scontra con la scarsità di risorse finanziarie); poi note sul suo lavoro a un volume dei ‘Meridiani’ di Mondadori, dedicato a Paul Valéry, da parte di un agguerrito docente e traduttore studioso siciliano con lo sguardo internazionale, e per finire l’esperienza di una giovane traduttrice del settore audio-video diventata “cultural manager” per reagire in modo creativo, collaborando all’organizzazione di un piccolo festival cinematografico, alle difficoltà di una crisi che colpisce duramente, oltre al resto, anche il settore del lavoro culturale.
Ah, per la cronaca, nel frattempo i posti a sedere si erano riempiti, diverse decine di persone (comprese una rappresentante della segreteria di Strade e un collega e socio del sindacato) sono rimaste ad ascoltare, infine la scena si è spostata verso una colorita trattoria del centro storico, per la cena che giustifica – in zona Cesarini – il titolo dato a questo articolo.
Come?
Volete sapere com’è finita con la polizia?
No, le forze dell’ordine non erano lì per noi e i nostri calchi, ma solo per tutelare il ministro dei Beni e delle attività culturali, venuto a passo di carica a inaugurare qualcosa, o incontrare qualcuno, mi si perdoni la vaghezza. No, non ci è stato possibile fermarlo e sottoporgli le istanze (o dovremmo rispolverare un risorgimentale ‘grido di dolore’?) della categoria. Forse non sarebbe poi servito granché, visto che le vicende politiche hanno un po’ sparigliato le carte, e chi pensava di stare sereno è invece a spasso. Sarà – come vuole il rassicurante luogo comune – per la prossima volta.
(con l’amichevole e sentita partecipazione di:
Antonino Velez, docente all’Università di Palermo, Eric Biagi, responsabile dell’Institut Français di Palermo, Hélène Ladjadji e Vanessa De Pizzol, traduttrici e redattrici di Traduire, Marina Pugliano e Giovanni Zucca, traduttori e collaboratori di Strade Magazine, Alice Gerratana e Alfonso Geraci, colleghi e membri di Strade; per la seconda parte, Caterina Pastura, della casa editrice Mesogea, Antonio Lavieri, docente e traduttore, e Tatiana Lo Iacono, traduttrice e cultural manager)
* Insieme al sito della SFT, segnaliamo quello della consorella Association des Traducteurs / Adaptateurs de l’Audiovisuel (ATAA) che redige tra l’altro una interessante rivista online chiamata Traduire l’écran (Tradurre lo schermo):
Grazie per questa preziosa (e simpatica) condivisione.Bello sapere che STRADE è così presente sul territorio.