Strade Magazine

La rivista di STRADE – Sindacato Traduttori Editoriali

I finanziamenti alle traduzioni

(di Federica Aceto)

Prima puntata della nostra inchiesta sulle tariffe. In questo numero ci occuperemo dei finanziamenti alle traduzioni.

COSA SONO I FINANZIAMENTI ALLE TRADUZIONI

In un paese come il nostro, nel quale la percentuale di libri tradotti supera il 20% della produzione annuale complessiva, il costo delle traduzioni ha un certo peso sul bilancio di una casa editrice (e avrebbe un peso ancora maggiore se le tariffe dei traduttori italiani fossero equiparate a quelle dei loro colleghi europei).

Un notevole aiuto alle case editrici che intendono pubblicare libri che rischierebbero di essere in perdita – perché di autori o culture poco conosciuti, o perché rivolti a un pubblico più esigente e selezionato – è dato dagli enti stranieri che erogano finanziamenti a sostegno delle traduzioni di opere letterarie per promuovere la conoscenza della cultura del proprio paese all’estero[1]. Quasi tutti questi enti, istituzioni e programmi finanziano la traduzione di opere letterarie, ivi compresi testi teatrali, poetici, di saggistica e di letteratura per l’infanzia. In rari casi sono inclusi testi universitari e scientifici (vedi ad esempio l’Associazione Seps). Generalmente sono escluse dagli aiuti economici le traduzioni di opere di largo consumo.
Si tratta soprattutto di enti statali e ministeriali che spesso, oltre alle sovvenzioni stanziate direttamente dai governi, offrono anche soggiorni e borse di lavoro per traduttori. È interessante vedere, specialmente in questi anni di crisi economica, come alcuni paesi stiano tirando la cinghia anche in ambito culturale, mentre altri (come la Germania, la Svizzera, i Paesi scandinavi, ma anche l’Irlanda, la Repubblica Ceca, l’Ungheria) continuino a investire nella promozione culturale del proprio paese, sperando in un ritorno economico e di immagine più a medio e lungo termine. C’è poi il caso di paesi economicamente in crescita (citiamo ad esempio il Brasile e l’Argentina) che hanno deciso di investire parte della loro nuova ricchezza nei settori dell’educazione e della cultura, considerati, a ragione, motori trainanti dell’economia.
Esistono anche fondazioni private come Literature Across Frontiers e Soros Foundation Network, organizzate come piattaforme per favorire gli scambi culturali tra i vari paesi e per mettere in rete iniziative e risorse. Osserviamo, per inciso, che tra i partner del network Literature Across Frontiers non è presente nessuna istituzione italiana.
C’è poi il Programma Cultura 2007 della Comunità Europea, che con un budget di 400 milioni di € – ovviamente non tutti destinati alla traduzione – intende promuovere nei paesi europei attività culturali ad ampio raggio, tra cui, appunto, la traduzione di opere letterarie.
Il sistema di finanziamento scelto dallo European Union Prize for Literature del Programma Cultura, come da altri,  prevede che i fondi vengano versati direttamente all’editore, che poi avrà la responsabilità di ‘smistarli’ ai traduttori secondo le modalità indicate nel bando, senza, di norma, che vi sia alcun controllo successivo da parte dell’ente erogatore a tutela del traduttore. Quest’anno, su 28 progetti presentati da case editrici o altri enti italiani, solo due sono stati finanziati, quello di Voland e quello di Zandonai, rispettivamente con 32 mila e 29 mila euro. Facciamo i nostri più cari auguri a questi due editori nella certezza che sapranno fare buon uso del denaro ricevuto e della fiducia in loro riposta dall’Unione Europea.
La tipologia di contributi è varia. In alcuni casi i finanziamenti coprono totalmente il costo del compenso destinato al traduttore, altre volte solo in parte, offrendo un tetto massimo per libro o una percentuale del costo complessivo della traduzione.
Di norma la prassi prevede che sia la casa editrice a fare domanda per ottenere i finanziamenti, fornendo il catalogo delle proprie pubblicazioni, un CV del traduttore, copia del contratto e spesso anche un saggio di traduzione di alcune pagine relative al libro o ai libri da tradurre.
Ricapitolando: i finanziamenti alla traduzione sono – lo dice la parola stessa – destinati al traduttore, ma sono stanziati su richiesta della casa editrice, perché si tratta di fondi erogati per coprire – totalmente o in parte – i costi sostenuti per corrispondere il compenso al traduttore. Ma vedremo tra breve come questa funzione di intermediario svolta dalla casa editrice può essere per il traduttore un’arma a doppio taglio, e come la condivisione del rischio d’impresa dell’editore, oltre che all’ente finanziatore, venga richiesta allo stesso traduttore.

[1] Anche in Italia esistono enti e programmi che finanziano la traduzione di scrittori italiani all’estero. Citiamo per esempio il Centro per la lettura e per il libro, i premi e contributi per la traduzione offerti dal Ministero per gli Affari Esteri. Ma in quanto traduttori verso l’italiano a noi interessa esaminare la realtà dei contributi offerti da enti stranieri.

INDAGINE TRA I NOSTRI ISCRITTI

Abbiamo svolto un’indagine tra gli iscritti al nostro sindacato – indagine che, per il suo carattere di estemporaneità e per il ridotto campione di risposte, non ha alcuna pretesa di valore statistico – per vedere che tipo di conoscenze i traduttori hanno nel campo dei finanziamenti e quali esperienze hanno avuto in proposito.

Si sono evidenziate due tipologie ben distinte di traduttori: quelli che sono a conoscenza delle varie possibilità di finanziamenti offerte dagli enti stranieri e che spesso si impegnano in prima persona a informare la casa editrice di tali possibilità, aiutandola anche a seguire l’iter, a volte complesso, per ottenere lo stanziamento dei fondi, e quelli che invece vengono a sapere di un eventuale finanziamento solo a posteriori, quando la casa editrice fa loro richiesta di un CV aggiornato in lingua straniera e di un saggio di traduzione. È interessante notare che del primo gruppo fanno parte soprattutto coloro che traducono da lingue non veicolari.
Alcuni dei traduttori da noi interpellati – soprattutto quelli che traducono da lingue scandinave – hanno riportato esperienze molto positive: finanziamenti generosi e puntuali, spesso accompagnati da possibilità di periodi di soggiorno in residenze per traduttori.
In altri casi lo scenario è stato il seguente: il traduttore è stato informato da parte della casa editrice dell’intenzione di richiedere un finanziamento e ha firmato due contratti: uno con la cifra che avrebbe percepito in caso di avvenuto finanziamento, e un altro con la cifra che avrebbe percepito se la richiesta non fosse andata a buon fine.
In altri casi ancora al traduttore è stato chiesto di firmare due contratti, ma per un motivo diverso: un contratto con una cifra gonfiata ad hoc per ottenere finanziamenti maggiori, e un altro con la cifra – comunque superiore rispetto alla tariffa consueta  – che avrebbe realmente percepito, anche in caso di avvenuto finanziamento.
Un numero più esiguo di traduttori ha dichiarato di aver tradotto libri sostenuti da finanziamenti, ma di non aver percepito un centesimo in più rispetto alle normali tariffe applicate in assenza di finanziamenti.
Infine segnaliamo i casi di colleghi che hanno tradotto libri finanziati e non hanno percepito compenso. Alcuni di loro hanno deciso di ricorrere a vie legali, e ci ripromettiamo di parlare di questi casi, una volta che le sentenze saranno passate in giudicato. Sono questioni delicate, perché, sebbene un editore che non paga stia apertamente violando un contratto e un editore che non paga dopo aver percepito dei finanziamenti sia passibile dell’accusa di frode da parte dell’ente erogatore, si rischia comunque l’accusa di diffamazione nel caso si faccia pubblicamente il nome degli editori inadempienti. Nessuna legge, però, può evitare che questi nomi circolino in privato.
Dalla nostra indagine emerge che nella maggior parte dei casi segnalati la somma stanziata dagli enti erogatori non finisce per intero al traduttore, come dichiarato sulla carta, ma viene trattenuta in parte dall’editore (l’entità di questa parte varia a seconda della “buona volontà” dell’editore e della capacità contrattuale del singolo traduttore.)
Per quanto questa sia una palese violazione delle norme stabilite dalle istituzioni straniere che offrono i finanziamenti, solo una nostra collega ha dichiarato di essere ricorsa a un legale per ottenere la cifra che realmente le spettava (escludendo dal discorso, ovviamente, coloro i quali sono in causa con le case editrici per non aver percepito alcun compenso). Molto spesso il traduttore, davanti alla richiesta dell’editore di fare “stecca para”, dice di sì, un po’ per una forma di riconoscenza, perché comunque percepisce un compenso più alto di quello che riscuote solitamente e sa che senza l’intermediazione della casa editrice non avrebbe mai ottenuto quel finanziamento, un po’ per scarsa fiducia nella propria capacità di negoziazione e per paura di vedere sfumare l’opportunità di lavoro nel caso sollevasse obiezioni.
Alcuni enti, come il Vlaams Fondsvor de Letteren fiammingo o il Bókmenntasjóður islandese inviano alla casa editrice il denaro pattuito solo in seguito alla constatazione dell’avvenuto pagamento del traduttore. In altri – rari – casi il traduttore può ricevere direttamente i soldi del finanziamento senza l’intermediazione della casa editrice. Fino a poco tempo fa il Kulturrådet svedese chiedeva conferma scritta all’editore di aver assolto i suoi impegni con il traduttore  e offriva inoltre un contributo riservato esclusivamente al traduttore per eventuali saggi di traduzione da sottoporre alle redazioni di case editrici, incoraggiando così l’opera di scouting. Purtroppo però questo contributo non è più previsto. Il CNL francese invece offre ancora finanziamenti rivolti esclusivamente al traduttore, con possibilità di farne richiesta ogni tre anni.
In questi casi parrebbe più difficile ricorrere alla pratica del doppio contratto, e in effetti le modalità di pagamento sopra citate possono contribuire a far sì che il traduttore percepisca per intero la somma che gli è dovuta. Ma è comunque possibile aggirare i regolamenti: ci sono traduttori che, dopo essere stati pagati direttamente dall’ente straniero o dopo aver percepito il compenso anticipato da parte della casa editrice, accettano di girare i soldi del compenso all’editore accontentandosi di una cifra più alta rispetto alla media, ma comunque minore di quella che risulta sulla carta. Non sta a noi avanzare supposizioni sui motivi che possono spingere un traduttore a fare una scelta del genere. Va detto, comunque, che a volte, se la casa editrice si appropria indebitamente di parte del denaro stanziato per i finanziamenti, lo fa con l’aperto, tacito, e talora riconoscente – consenso del traduttore.
Ciò dimostra che la nostra battaglia sindacale deve continuare a svolgersi sempre su due fronti: da una parte con il committente sotto forma di rivendicazione dei nostri diritti, qualora questi non vengano rispettati, e dall’altra all’interno della nostra stessa categoria, evitando di svenderci accettando tariffe troppo basse e condizioni contrattuali che ledono il nostro conto in banca e la nostra dignità umana e professionale.
Ci ripromettiamo, a questo proposito, di approfondire l’argomento e di pubblicare ulteriori aggiornamenti sul tema, chiedendo sin d’ora a chi ci legge di dare il proprio contributo, in termini di esperienze personali, per denunciare le cattive pratiche così come per sottolineare le procedure corrette.

ALCUNE DELLE ISTITUZIONI DEI CUI FINANZIAMENTI HANNO BENEFICIATO I NOSTRI ISCRITTI

Australian Council

Bókmenntasjóður

Canada Council

Centre National du Livre

Fundação Biblioteca Nacional

Generalitat de Catalunya

Goethe Institut

Institut Ramon Llull

Instituto Camões

Instituto Português do Livro e das Bibliotecas

Ireland Literature Exchange

Kultur Rådet

Kunst.dk

Literature Wales

Pro Helvetia

Prokhorov

Publishers Association of New Zealand

8 commenti su “I finanziamenti alle traduzioni

  1. Francesca
    10 ottobre 2012

    Grazie di questo prezioso contributo

  2. denisocka
    10 ottobre 2012

    Mamma, quanto mi sento ignorante in materia… grazie mille per questo articolo!

  3. maria nicola studio
    13 ottobre 2012

    Dal 2009 anche l’Argentina ha un programma di sostegno alle traduzioni, che si chiama Programa Sur.
    Bellissimo articolo!

  4. Strade Magazine
    13 ottobre 2012

    Grazie a voi!

  5. Lydia Del Devoto
    15 ottobre 2012

    Veramente anch’io mi sento ignorante in materia…come tutti i traduttori che si affacciano al mondo dell’editoria e trovano una strada molto ma molto in salita…Grazie infinite!

  6. Gadget
    26 ottobre 2012

    Vi sostengo pur non essendo del settore

  7. Wunderkammer Beb
    10 gennaio 2013

    Grazie per l’aiuto prezioso

  8. Alessandro de Lachenal
    19 febbraio 2013

    altro piccolo contributo integrativo sul mio blog, a questo indirizzo: http://metagrafo.wordpress.com/2013/02/19/sussidi-per-traduzioni-contro-la-crisi-nera/

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Informazione

Questa voce è stata pubblicata il 4 ottobre 2012 da in L'inchiesta, Numero 2.

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